Più di tre secoli or sono, qui c’era un grande parco che la famiglia Acton curava e arricchiva anno dopo anno. Oggi Kilmacurragh, nella contea di Wicklow, a un’ora dal centro di Dublino, è uno degli arboreti più ricchi e pregiati dell’intera Europa. Strettamente legato ai National Botanic Gardens di Glasnevin, nella capitale, Kilmacurragh è una tenuta di proprietà dello stato irlandese che dal 1996 lo ha adibito a terreno di conservazione di rarità botaniche, aprendolo al pubblico (gratuitamente, non cosa da poco) e dotandolo di tutti i servizi necessari per accogliere i visitatori, incluso un grazioso ristorantino-caffè. Un bell’esempio di buona gestione del verde aperto a tutti, frequentato da irlandesi e dal turismo internazionale.
Un parco per i rododendri
La storia di Kilmacurragh affonda le sue radici nel passato; nel ‘700 la tenuta, di proprietà degli Acton, era utilizzata per la caccia. Ma a metà ‘800 Thomas Acton iniziò a coltivare la sua passione per le piante esotiche che cominciavano ad arrivare dall’Oriente: i rododendri e le azalee, allora quasi sconosciute, trovarono nel terreno con pH acido di Kilmacurragh le condizioni ideali di crescita, favorita anche dal clima mite (raramente sotto zero in inverno, e senza neve grazie agli influssi del mare e della corrente del Golfo).
Acton cominciò a collaborare con David e Frederick Moore, padre e figlio, curatori dei giardini botanici della capitale irlandese. Nacque così un lavoro intenso di piantumazione, selezione e ibridazione di piante acidofile; ai rododendri si affiancavano le camelie, all’epoca tra le prime a giungere in Europa, e i pieris dalle brillanti foglie rosse in primavera. Le piante delle zone dell’Hymalaya e dell’emisfero Sud sembravano trovare qui un ambiente per loro molto indicato; giunsero così anche tante specie dall’America meridionale. Cile, Argentina e Brasile erano, per i botanici dell’epoca, una continua fonte di scoperte e di sorprese, così come l’Africa meridionale, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Va detto che il lavoro di Thomas Acton e della sua famiglia non si limitò ad arricchire il parco; parallelamente, infatti, gli Acton fecero il possibile per aiutare la popolazione irlandese negli anni della carestia, a metà ‘800, attraverso iniziative di beneficienza e creando occasioni di lavoro ben retribuito per i contadini rimasti senza lavoro.
Il buon lavoro dell’ente governativo
Gli Acton continuarono per decenni il loro infaticabile lavoro di botanici e collezionisti: ciò che vediamo oggi a Kilmacurragh è prima di tutto il frutto del loro lavoro, al quale si è aggiunto quello dei botanici e giardinieri contemporanei che fanno capo all’OPW, l’Ufficio dei Lavori Pubblici che gestisce anche tutti i giardini botanici e i parchi naturali d’Irlanda.
Molto lavoro, infatti, è stato svolto negli ultimi 20 anni per catalogare correttamente le specie e le varietà di alberi e arbusti, per arricchire le collezioni e per mettere in sicurezza le alberature più delicate, in una zona che va periodicamente soggetta a bufere di vento. Molti dei grandi alberi qui presenti hanno più di 100 anni e alcuni anche il doppio, e pur a malincuore è stato necessario abbattere quelli più malandati per garantire la sicurezza dei visitatori ed evitare che crolli inaspettati potessero danneggiare anche le piante vicine ancora sane.
20 ettari di meraviglie botaniche
L’arboretum si snoda oggi su un’area di circa 20 ettari visitabili, ai quali si aggiungono altre aree che sono in corso di sistemazione e verranno aperte in parte già dal prossimo anno. I prati sono stati arricchiti negli ultimi anni con milioni di bulbi gestiti con il sistema dell’inselvatichimento; ciò consente, dalla fine dell’inverno in poi, di assistere a spettacolari fioriture di crochi, bucaneve e anemoni, seguiti poi da narcisi e giacinti selvatici in molte varietà diverse. Il percorso costeggia i prati in fiore popolati da enormi esemplari di magnolie (tra cui una secolare Magnolia campbellii, di origine hymalayana), fino a raggiungere un cavernoso e suggestivo viale di tassi che hanno più di 200 anni: i loro rami si allungano fino a incrociarsi in una volta scura e verde che crea l’effetto di certe illustrazioni di libri di favole. Querce gigantesche, di origine europea e americana, si mescolano a immense sequoie e a rododendri dalla fioritura incantevole, alcuni dei quali sono alti più di 15 metri con tronchi enormi. Particolarmente spettacolare è il viale dei rododendri in maggio, quando i petali delle migliaia di fiori cadono a terra formando un tappeto rosa sotto le alte chiome.
Collezioni affascinanti
Molto interessanti la zona dedicata alla collezione di specie cilene e sudamericane e l’area dedicata alle piante perenni, che creano un grande spettacolo di fioriture. Da non perdere il viale delle felci arboree: basse e larghissime, con le loro foglie lunghe due o tre metri che si sovrappongono a formare una scena da Jurassic Park in cui ci si aspetta di veder sbucare la testa di un dinosauro. Le felci arboree non sono le sole piante antichissime qui ospitate: di recente sono stati messi a dimora numerosi esemplari di pino wollemi, Wollemia nobilis, conifera scoperta nel 1994 dalla guardia forestale David Noble, dal quale la pianta prende il nome scientifico, in una profonda gola del Wollemi National Park, a 150 km a nord di Sydney (Nuovo Galles del Sud, Australia). Il pino wollemi è un albero giurassico, la cui evoluzione ha comportato cambiamenti minimi da quando viveva nelle terre frequentate dagli enormi rettili. La piantumazione qui, in un ambiente climaticamente idoneo, ha una grande importanza scientifica e culturale anche per la protezione della specie, la cui presenza in natura è stimata in poco meno di cento esemplari ed è quindi importante perpetuarne la vita prima che vada estinta a causa del disboscamento delle foreste australiane, in corso dissennatamente da molti anni.
In primavera ed estate, Kilmakurragh è anche sede di numerosi eventi rivolti alle scuole, agli appassionati e ai turisti che spesso giungono qui senza sapere che il parco è uno scrigno di sorprese: e se ne vanno arricchiti dalla conoscenza del fatto che il verde, quando è ben gestito, ben protetto e ben proposto, si trasforma anche in una fonte di reddito per la comunità locale, beneficiata nei villaggi circostanti dal passaggio dei turisti.